La terminologia in uso nel Karate-dō, come in tutte le arti del Budō è in lingua giapponese.
In questo articolo affronteremo gli elementi basilari di fonetica per poter pronunciare e trascrivere correttamente i termini in uso.
La lingua giapponese ha una scrittura di tipo ideografico.
Fa uso di una combinazione di due set di caratteri:
- i kana che comprendono gli alfabeti sillabici: hiragana e katakana;
- i kanji, vale a dire gli ideogrammi di origine cinese.
L’hiragana viene utilizzato per scrivere parole di origine giapponese, particelle e desinenze verbali.
魚を食べます
sakana o tabemasu
(mangio del pesce)
Viene inoltre usato dai bambini, che ancora non conoscono gli ideogrammi, per leggere e scrivere.
さかな
sakana (pesce)
Si usa anche, in piccolo, sopra un kanji per indicarne la pronuncia corretta (in questo caso si parla di furigana).
Il katakana viene usato per trascrivere termini stranieri (in alcuni casi la pronuncia non è totalmente fedele a quella della lingua originaria, infatti alcuni suoni non esistono nella lingua giapponese), così avremo ad esempio: コンピューター computer (konpiūtā), ビール beer (biiru), ロサンゼルス Los Angeles (rosanzerusu), マドリッド Madrid (madoriddo), セルジョ Sergio (serujyo), リナ Rina / Lina (rina), ウィリアム・シェイクスピア William Shakespeare (uiriamu sheikusupia).
I kanji sono gli ideogrammi che il Giappone ha importato dalla Cina tra il V° e il VI° secolo dopo Cristo.
日本 nippon (Giappone)
Derivano da una stilizzazione di disegni.
Vediamo, ad esempio, l’evoluzione che ha portato alla formulazione del kanji sakana (pesce):
Da allora il Giappone ha personalizzato e inventato nuovi ideogrammi: attualmente se ne contano addirittura 50.000 (questo il numero dei kanji contenuti nel 大漢和辞典 Dai kanwa jiten, di Tetsuji Morohashi compilato nel 1960), ma la conoscenza di circa 2.000 kanji permette di leggere agevolmente quotidiani e riviste.
I kanji di uso comune sono 2.136 (di cui 1.006 vengono appresi alla scuola primaria!).
Veniamo ora alla parte per noi più importante, la romanizzazione.
Oltre ai set di caratteri già descritti è infatti possibile romanizzare il giapponese, cioè trascriverlo usando i caratteri latini (rōmaji).
Esistono due sistemi principali di trascrizione rōmaji: il sistema Hepburn (hebonshiki) e il sistema Kunrei (kunreishiki).
Il più utilizzato in occidente, e quello cui faremo riferimento, è il sistema Hepburn, secondo il quale le vocali si pronunciano come in italiano e le consonanti come in inglese.
Ed eccoci finalmente alle regole di fonetica:
1) Le h iniziali sono aspirate: ha, hi, he, ho, hyo…
Heian
2) in giapponese non esistono la L e la R come in italiano, ma esiste un unico suono intermedio, più vicino alla L ma trascritto sempre come R.
Rei / Barai / Geri
3) la s è sempre sorda, anche tra vocali e si pronuncia come in sasso.
Soto / Haisoku
4) La z è sempre sonora e si pronuncia come la s di rosa.
Zenkutsu / Hiza
5) La sillaba tsu corrisponde ad una z sorda seguita da una u come in zucca.
Tsuki / Tettsui
6) gi, ge e gy si pronunciano come ghi e ghe in italiano.
Gedan / Migi / Gyaku
7) la j corrisponde alla g dolce, quindi ja, ji, ju, je, jo corrisponderanno a gia, gi, giu, ge, gio.
Jodan / Hiji
8) ch seguita da vocale equivale alla c dolce. Quindi cha, chi, chu, che, cho corrispondono all’italiano cia, ci, ciu, ce, cio.
Chudan / Dachi / Choku
9) sh in sha, shi, shu, she, sho si legge come scia, sci, sciu, sce, scio in italiano.
Shomen / Zanshin / Yudansha
10) La u non presenta problemi se posta ad inizio parola:
Ura / Ushiro
11) In mezzo a due consonanti spesso “sparisce” completamente nella pronuncia (in particolare con consonanti come h, k, s, t):
Shutō / Gasshuku / Sokutō
12) Quando è finale si pronuncia in parole che terminano in aru, iku, oku (ma sparisce completamente in desu, masu, ecc…)
Chusoku / Onegai Shimasu
13) anche la i sparisce in parole come shita, ecc…
Arigatō gozaimashita
14) il macron ( ¯ ) sopra le vocali indica vocali lunghe (si pronunciano come fossero doppie); ad esempio Tōkyō si pronuncia Tookioo.
Per conoscenza: anche se è preferibile usare il macron per indicare le vocali lunghe, sappiate che un altro metodo per indicarle è quello di scriverle doppie, ad eccezione della o, cui si fa seguire una u (ad esempio Tōkyō si può scrivere anche Toukyou).
Basterà ricordare queste poche regole per essere in grado di leggere e trascrivere correttamente i termini in uso nel Karate e nelle arti marziali di origine giapponese!
Buona fortuna … anzi … 頑張ってください (ganbatte kudasai)!