Ci sono alcune diverse interpretazioni riferite alla storia del Tomoe, forma arcaica che assomiglia vagamente ad una virgola o ad una cometa.
La ritroviamo spesso nella forma a tre (mitsudomoe) e, più raramente in quella a due (futatsudomoe), sia rivolta a sinistra (hidari mitsudomoe) che a destra (migi mitsudomoe).
Per quanto la sua origine si perda nelle sabbie del tempo, qualcuno ritiene abbia origine sanscrita, col significato di infinito, significato con il quale si è presentata per la prima volta nella mitologia cinese.
La cosa interessante è che troviamo simboli analoghi anche in culture arcaiche occidentali, basti pensare al triscele celtico o al lauburu basco.
Ricorre spesso anche nella storia del Giappone dove il tomoe è stato collegato ad Hachiman, dio della guerra e patrono dei guerrieri Samurai e associato alle caratteristiche di forza, guarigione e guerra.
Un tempo usato come sigillo ufficiale del Regno delle Ryukyu, il mitsudomoe è apparso su prodotti di Okinawa ed infine si è diffuso proprio come simbolo della sua società e cultura. Era anche il simbolo riprodotto sulla bandiera dei pirati Wako, che infestavano le acque tra Giappone e Cina nel periodo feudale.
Oggi lo ritroviamo in alcuni emblemi di scuole di arti marziali originarie di Okinawa. Anche l’emblema dell’IRKRS (International Ryukyu Karate Research Society) cui siamo affiliati, riprodotto a fianco, contiene proprio l’hidari mitsudomoe.
Ci sono alcune storie interessanti collegate all’uso del mitsudomoe nella storia e nella cultura delle Ryukyu, le riporto come raccontate dal mio Maestro, Hanshi Patrick McCarthy:
Durante l’occupazione del Regno delle Ryukyu da parte del clan giapponese dei Satsuma, iniziata nel 1609, tra gli isolani che si opposero al potere straniero vi era uno statista chiamato Jana Oyakata (personaggio che ha ispirato la serie televisiva “Ryukyu no Kaze” – il vento delle Ryukyu – trasmessa dalla NHK nel 1992).
Secondo la leggenda lo statista okinawense, condannato a morte dai Satsuma, stava per essere gettato in una grande pentola di olio bollente quando, già in piedi sulla pedana sovrastante la pentola fece richiesta che gli venissero liberate le mani per poter porre fine alla sua vita da solo con dignità. Accordatogli il privilegio egli afferrò il Signore del clan Satsuma e lo trascinò con se verso la morte.
Si dice che i loro resti coagulati continuassero a roteare dando origine ad un disegno che ricordava proprio il mitsudomoe.
Secondo un’altra interpretazione l’origine dell’uso del Mitsudomoe ad Okinawa risalirebbe al periodo conosciuto come Sanzan-jidai (1322-1429) o periodo delle “tre montagne”. Ciascuna delle tre comete rappresenterebbe infatti uno dei tre regni originari che si unificarono per dare origine al Regno delle Ryukyu: Nanzan (lett.: Montagna del Sud), Chuzan (lett.: Montagna del Centro) e Hokuzan (lett.: Montagna del Nord).
Le tre code a forma di cometa che si rincorrono in perfetta armonia rappresenterebbero, secondo un’altra storia, le tre virtù di forza, benevolenza e coraggio.